Riflessioni di Papa Francesco

Mondo senza armi nucleari: servono dialogo e amicizia tra popoli

La pace non può essere fondata sulla “minaccia di distruzione reciproca”, ma deve fondarsi sul concetto di giustizia e sull’idea di uno “sviluppo umano integrale”. Questa la riflessione che il Papa ha inviato all’attenzione della Conferenza Onu in riunione fino a venerdì a New York con l’obiettivo di negoziare uno strumento legalmente vincolante che porti all’eliminazione totale delle armi nucleari.

Secondo il Papa, bisogna impegnarsi per dar vita a un mondo che sia libero dalle armi nucleari. Ma al tempo stesso Francesco si chiede come ci si possa porre questo obiettivo tanto ambizioso in un clima in cui a prevalere è la conflittualità. E la risposta se la dà lui stesso: “In un mondo multipolare”, fa notare il Papa, la deterrenza nucleare è inadeguata a rispondere efficacemente alle minacce alla pace e alla sicurezza, ma anche al terrorismo, alla povertà, ai disastri ambientali e alle conseguenze umanitarie indiscriminate e incontrollabili.

Insomma, secondo Francesco “pace” e “stabilità” non possono essere fondate su un falso significato di sicurezza, cioè sulla minaccia di una distruzione reciproca. La pace, semmai, “deve essere costruita sul principio della giustizia e sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita collettiva, sulla fiducia tra popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà”.

Non servono armi nucleari per assolvere al bisogno di pace e sicurezza. Ciò che serve, secondo Bergoglio, è l’adozione di strategie che sappiano essere lungimiranti. “Il destino condiviso dell’umanità – afferma il Santo Padre – necessita di rafforzare con realismo il dialogo e di costruire e consolidare meccanismi di fiducia e cooperazione, capaci di creare i presupposti per un mondo privo di armi nucleari”.

Fiducia e dialogo orientati entrambi al bene comune. Di questo c’è bisogno. Di contatti umani, della capacità di lavorare insieme e di limitare il potere dei singoli affinché questo potere possa essere sfruttato per un altro tipo di scopo. Uno scopo “più umano, più sociale e più integrale”. “Si tratta di un obiettivo estremamente complesso – conclude Francesco – ma che non è certo fuori dalla nostra portata”.

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