Riflessioni di Papa Francesco

Ai giovani serve educazione anti-crisi e solidarietà nella società

Come ridurre la dipendenza giovanile dalle droghe? Come ridurre il tasso di suicidi tra i giovani? Come fermare il dilagare di tanti progetti di follia descritti nelle cronache recenti? La risposta, secondo Papa Francesco, è tanto semplice quanto urgente: diffondere il modello degli oratori di Don Bosco.

Guardiamo la realtà dei giorni nostri: “a questi giovani disoccupati, che sono quelli che chiamiamo i “né né”: né studiano né lavorano, che prospettiva rimane?“, ha chiesto Papa Francesco.

Purtroppo la cronaca ci dice che molti di questi finiscono per abbracciare “le dipendenze, la tristezza, la depressione, il suicidio… o arruolarsi in progetti di follia sociale, che almeno presentino loro un ideale“.

Come possiamo risolvere questa situazione? Dando loro una educazione “anti-crisi“, dando una “educazione di emergenza per quei giovani che non hanno lavoro“: solamente in questo modo potremo riuscire a “prepararli a piccoli lavori che diano loro la dignità di poter portare il pane a casa“.

Portare il pane a casa con dignità, anche se non è il lavoro per il quale si è studiato, anche se non è il sogno della propria vita, è il primo passo per credere in se stessi: è la base di partenza che permette di “curare” questa malattia sociale che vediamo produrre nei giovani tristezza, depressione, suicidio, fino a lanciarsi in progetti di pura follia.

Non è possibile però, avverte Francesco, dare una educazione anti-crisi ai giovani senza che vi sia “solidarietà nella società, che non consiste solo nel dare ai bisognosi ma nell’essere responsabili l’uno dell’altro. Se vediamo nell’altro un fratello, nessuno può rimanere escluso, nessuno può rimanere separato“.

Molti mi chiederanno: Padre, perché parla tanto dei bisognosi, delle persone bisognose, delle persone escluse, delle persone ai margini della strada? – ha concluso il Santo Padre – Semplicemente perché questa realtà e la risposta a questa realtà sta nel cuore del Vangelo. E proprio perché l’atteggiamento che prendiamo di fronte a questa realtà è inscritto nel protocollo sul quale saremo giudicati, in Matteo 25“.

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2 pensieri su “Ai giovani serve educazione anti-crisi e solidarietà nella società

  1. Carissimo Papa Francesco,
    sin dal 2005 ho capito che la crisi si supera sulla certezza del lavoro come stabilito sul articolo della costituzione che ognuno ha diritto di lavorare per un un salario decoroso ma con l’ avvento del euro 1936,27 lire uguale 1 euro il salario è precipitato sul inflazione infrenabile svalutando il potere di acquisto dei salari sui prezzi dei beni al consumo comunque sulla Risoluzione europa 6 luglio 2011 pagina 3/12 n,13-14 il parlamento dei 28 stati invita la commissione dopo il 2013 di trovare un metodo per un futuro in eurobbligazioni , 23 milioni di persone economicamente attive a rischio disoccupazione e indigenza che valga anche in America sulla concorrenza dei Bond Usa.per l’euro forte a moneta rifugio. purtroppo la legge è stata depistata così mi sono attivato al governo dello stato italiano per l’autorizzazione sulla raccolta 1 milione di firme in 7 stati su 28 per l’applicazione della legge sulle eurobbligazioni ma sul ulteriore depistazione silenziosa della mia richiesta ho inviato denuncia alla commissione europa in VIOLAZIONE del uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge EU cosi se non vi siano altri intoppi spero dopo 12 mesi di averti aiutato a realizzare il sogno sul lavoro ai giovani , meno giovani ecc. . Saluti da LC Verona

  2. Grazie Santo Padre Francesco, lo Spirito Santo illumini le menti e i cuori a comprendere che dobbiamo “fare”, la manna dal cielo Dio la mando’ nella circostanza dell’attraversamento del Suo popolo nel deserto, poi loro provvedettero a se stessi. Insegnare a “pescare “da’ la dignita’ e autonomia all’individuo, dargli il “pesce” crea dipendenza e pigrizia (da non confondere con la moltiplicazione dei pani e pesci che fece Gesu’, era un altro contesto) nella societa’ siamo tutti utili, rispetto per ogni lavoro onesto, questa consapevolezza ci puo’ aiutare a accettare anche i lavori socialmente ritenuti “degradanti”, tutti siamo utili e indispensabili per un’ordinamento sociale dignitoso.——-Ivana Barbonetti

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