Riflessioni di Papa Francesco

Nella sofferenza lo sguardo del Padre ci darà forza

Il mistero della sofferenza, in particolare della sofferenza dei bambini è stato al centro dell’ incontro tra Papa Francesco e alcuni bambini gravemente malati, che si è tenuto oggi pomeriggio, nella Cappella di Casa Santa Marta.

Il Santo Padre parlando in modo semplice e spontaneo ai bambini ha spiegato che non esiste una spiegazione umana al dolore dei bambini e alla sofferenza in genere:

“Perché soffrono i bambini?”. E non ci sono spiegazioni. Anche quello è un mistero. Soltanto, guardando Dio e domando: “Ma perché?” E guardando la Croce: “Perché Tuo figlio è lì? Perché?” E’ il mistero della Croce.

E’ un mistero così grande che, probabilmente, neppure Maria seppe comprenderlo fino in fondo, ha spiegato il Pontefice.

Tante volte io penso alla Madonna, quando le hanno dato il corpo morto di suo Figlio, tutto ferito, sputato, insanguinato, sporco. E cosa ha fatto la Madonna? “Portatelo via?” No, lo ha abbracciato, lo ha accarezzato. Anche la Madonna non capiva, eh? Perché lei, in quel momento, ha ricordato quello che l’Angelo le aveva detto: “Questo sarà Re, sarà grande, sarà profeta” e dentro di sé, sicuramente, con quel corpo così ferito, con tanta sofferenza prima di morire, sulle braccia, dentro sicuramente avrebbe avuto voglia di dire all’Angelo: “Bugiardo! Io sono stata ingannata”. Anche lei non aveva risposte.

Così ancora più per noi è difficile comprendere il mistero della sofferenza di Cristo così come quello dei bambini. Però anche questo buio viene rischiarato dalla luce del Padre: anche nella sofferenza, anzi soprattutto nella sofferenza non si deve aver paura di “sfidare il Signore”, domandando con coraggio.

Il Signore non ci dirà parole, ma sentiremo il Suo sguardo su di noi e questo ci darà forza… Non abbiate paura di chiedere a Dio “Perché?”, sfidarlo: “Perché?”, sempre che siate con il cuore aperto a ricevere il Suo sguardo di Padre. L’unica spiegazione che potrà darti sarà: “Anche mio Figlio ha sofferto”. Ma quella è la spiegazione. La cosa più importante è lo sguardo. E la vostra forza è lì: lo sguardo amoroso del Padre.

Non esiste teologia o argomentazione che possa fino in fondo spiegare questo mistero, ha dunque concluso Papa Francesco, ma la sofferenza permette a noi tutti di imparare, con “tanta ammirazione per la vostra fortezza, per il vostro coraggio“.

Di fronte alle nostre paure, di fronte alle tante volte che nella vita siamo codardi l’esempio che ci viene dagli ammalati che vivono con fede e speranza il proprio cammino, che è un cammino di sofferenza e di croce, permette a noi tutti di riflettere e di confrontare il nostro stile di vita.

In un mondo dove è tanto quotidiano vivere la cultura dello scarto, quello che non va bene si scarta, voi portate questo così, mi permetto di dirlo – ma non voglio fare una lusinga, no, dal cuore lo dico – questo è eroicità. Voi siete dei piccoli eroi della vita“.

Infine, congedandosi, Papa Francesco ha insegnato loro una icona, emblema di come pregare Dio con coraggio, anche nella sofferenza.

“C’è un bambino che giocava, lì. Il papà lo guardava dalla finestra del terzo piano e il bambino voleva muovere una pietra grande, ma non poteva, era molto pesante. Poi il bambino, intelligente, è andato a prendere uno strumento di ferro per muoverla e non poteva, poi ha chiamato i suoi compagni e voleva muoverla con i compagni, e non potevano perché era una pietra pesante. E loro volevano muoverla per giocare lì in quel posto e alla fine il papà che guardava dalla finestra è sceso, e con molta forza e con lo strumento di ferro ha portato via la pietra. E il bambino ha rimproverato il papà: “Ma papà, tu hai visto che io non potevo?”. “Si”. “E perché non sei venuto prima?”. “Perché non mi hai chiamato”. Non dimenticare questo: chiamare il Signore. Lui saprà come verrà, quando verrà, e questa sarà la vostra consolazione”.

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16 pensieri su “Nella sofferenza lo sguardo del Padre ci darà forza

  1. Caro Matteo, è logico che un genitore, in quanto uomo e non Dio, non può proteggere il proprio figlio al 100% dai mali del mondo, né può alleviare le sue sofferenze o evitargli la morte.
    Ma anche Gesù, nell’enorme sproporzione delle sue sofferenze, “da uomo”, ha esclamato “Padre, perché mi hai abbandonato?”
    “Dare a Cesare quel che è di Cesare – ben sapendo in quante corruttele sono coinvolti i suoi poteri – o il libero arbitrio, ecc….”, per chi soffre senza soluzione non è per niente consolante o risolvente.
    Su tante incongruenze diviene inevitabile riflettere e porsi domande.
    L’esempio di vita che giunge da chi predica il Vangelo, fa il resto.
    Se le parole non sono seguite dai fatti, ma addirittura, da essi, invalidate, non costruiscono ma distruggono.
    Gesù, con la sua crocifissione ha voluto salvare i peccatori, inducendoli a non peccare più: questo il messaggio, non la sofferenza imposta, lasciando lievitare il male. La vita è un dono di Dio, che non può diventare supplizio a favore del male.

    1. Teodora, ti capisco. Un genitore in quanto Dio e non uomo non abbandona suo figlio a se stesso ma lo affida nelle mani di Dio. L’amore di un genitore verso il figlio è grande, ma l’amore di Dio verso lo stesso figlio è infinito. Un genitore non può proteggere suo figlio e a volte non lo può proteggere per niente, ma il Signore lo protegge all’infinito% perché è Onnipotente. Purtroppo il peccato originale che Gesù ha cancellato quando abbiamo ricevuto il battesimo, non ne ha cancellato gli effetti e noi soffriamo, ci ammaliamo, pecchiamo. Non possiamo evitare la sofferenza, la malattia e il peccato ma li dobbiamo accettare perché fanno parte della vita: dobbiamo avere la forza e la volontà ci accettare la nostra natura per quella che è.
      E’ vero quando dici che le croci ci crollano addosso perché sono troppo pesanti da portare, ma se Dio è Amore e se Dio è misericordia e se non vuole il nostro male, è Lui che appesantisce le nostre croci o le appesantisce qualcun altro?
      Portare la croce significa essere umiliati. Quando Gesù dice: se il seme a terra non muore non può portare frutto, non si riferisce al martirio in senso specifico, ma si riferisce alle umiliazioni che riceviamo: si riferisce alla croce che portiamo. Chi vuole essere mio discepolo rinneghi se stesso, porti la sua croce su di sé ogni giorno e mi segua, ma lo dobbiamo intendere come un percorso nel quale nessuno “nasce imparato”, lo dobbiamo intendere come un allenamento che ci porterà alla salvezza. Abbiamo un personal trainer molto speciale che è Gesù e la tribuna dei Santi del paradiso che fanno il tifo per noi notte e giorno per indicarci la strada giusta: non dobbiamo avere timore, l’hanno detto tutti i Papi recenti: non abbiate timore perché la forza che ci attrae verso l’alto è + potente della forza che ci attrae verso il basso: Dio è Onnipotente.
      Spero di averti aiutato. Buona giornata.

      1. Matteo
        “ma se Dio è Amore e se Dio è misericordia e se non vuole il nostro male, è Lui che appesantisce le nostre croci o le appesantisce qualcun altro?”
        Dio, onnisciente, onnipotente e misericordioso, non dovrebbe consentire, per quanto evangelizzato, che la croce che i disonesti ti buttano addosso, superi la resistenza di chi è colpito e non dovrebbe consentire che la loro falsità, per miseri profitti personali, colpisca, in modo smisurato e inesauribile, chi sull’onestà ha improntato il proprio modus vivendi.
        Consentire tali sconfinamenti, porta ad altri crolli. E, nello specifico, se tali sconfinamenti, finalizzati a squallidi tornaconti personali, sono operati proprio da chi predica la parola di Dio, facendo, di quella che dovrebbe essere una vocazione, un’attività a scopo di lucro personale, infischiandosene d’ogni soccombenza, continuare in loquele dottrinali non porta a nulla di costruttivo sul piano cristiano, meno ancora su quello umano e morale, ma può generare solo disfacimenti.
        Ti ringrazio per il tuo tentativo di dare sollievo e conforto, purtroppo la realtà è diversa.
        Buona giornata anche a te.

        1. Teodora,
          le croci sono sopportabili quando siamo nel giusto, quando ci sforziamo di camminare sulla via stretta che è la Chiesa (che come fai giustamente notare è piena di ostacoli e di pericoli) ma (è brutto a dirlo e ti chiedo scusa se lo dico) le croci sono insopportabili quando ce le cerchiamo nel senso che sono + pesanti da portare quando ce le appesantiamo (noi) con i nostri peccati. Per questo è molto importante fare affidamento alla Divina Misericordia, al Perdono (usando le parole del Papa) che il Signore ci da sempre e continuamente, ma dovremmo fare anche noi la nostra cercando di essere + coerenti con il Vangelo, altrimenti le croci che portiamo saranno sempre + pesanti. Mi dispiace dirtelo, forse non dovevo dirtelo, ma quando le croci sono troppo pesanti dobbiamo concentrarci e pensare che sono state pesanti anche per Gesù (che le portò come uomo e NON come Dio per dimostrarci che siamo capaci di fare altrettanto). Considerando che il tuo cammino è + difficile a causa dei “pastori senza pecore” allora devi avere la forza e la volontà di pregare con tutto il tuo cuore e la tua sincerità per la conversione e la salvezza di tutti i “pastori senza pecore” e vedrai (te l’assicuro) che le tue croci saranno sempre + leggere, ma occorre soprattutto un forte impegno da parte tua per essere sempre + coerente, in quanto la conversione è continua e PERSONALE. Spero di essere stato + chiaro.
          Buona Giornata.

  2. Le croci che ci crollano addosso non sempre sono proporzionate alla nostra resistenza, soprattutto quando non hanno limiti.
    Parlare è facile, affrontare le esperienze concrete è molto più difficile e non sempre superabile.
    Dio conosce i limiti di ognuno di noi.

  3. Nessun genitore vuole il male dei proprio figlio ed è vero, ma non lo può proteggere al 100% dai mali del mondo. Arriverà il giorno in cui il figlio metterà il naso fuori dall’uscio di casa e, se avesse l’intenzione di mantenersi sulla via stretta porterà le croci, anche pesanti anche pesantissime, ma proporzionate alle forza che Dio gli ha dato. La soffereza quando è accettata cristianamente porta alla comprensione e all’umiltà; accettare la sofferenza rende ultimi come coloro che servono e che il Signore farà fruttificare dove come e quando vuole a volte il 30, a volte il 60, a volte 100 volte tanto. Il figlio che accetta la croce ci mette la buona volontà (e la rinuncia al libero arbitrio: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra) ma il resto lo fa Dio Padre come nell’affresco dellla Trinità di Masaccio (Santa Maria Novella – Firenze) nel quale Dio Padre regge la croce al Figlio che sta per morire per riscattare i nostri peccati. Considerate che Gesù ha affrontato la passione e morte da uomo e non da Dio per dimostrarci che potevamo fare altrettanto, ma nessuno di noi può portare una croce più pesante delle forze che il Signore ci ha dato.

  4. DIO TI BENEDICA SANTO PADRE FRANCESCO, l’esempio che hai portato di MARIA, mi ha fatto piangere, DIO non l’ha ingannata,ora lo sappiamo.Molte
    volte davanti alla doppia sofferenza dei bambini e genitori, sono rimasta “spiazzata”, ma’ dove c’e’ fede in MARIA, GESU’, ho percepito tanto
    amore, un’amore che sprigionava calore dalle persone, pronte a affrontare
    tutto,partire per cercare dove la scienza potesse aiutare. Senza un lamento.
    Impariamo a “CHIEDERE” prima di tutto a DIO, poi a chi puo’ aiutarci concretamente in quello che necessita, sino in fondo…Grazie Ivana Barbonetti

      1. No Teodora, leggi bene quanto spiega PAPA FRANCESCO , paragrafo 5 riga n. 5 fino alla fine.( Maria poteva pensare di essere stata ingannata) Ivana Barbonetti

        1. Ivana, mi dispiace dell’equivoco: io non metto in discussione quanto afferma Papa Francesco ed ho ben capito la Sua spiegazione, ma poichè tu replichi “DIO non l’ha ingannata, ORA lo sappiamo”, ragionevolmente ti chiedevo se, prima della spiegazione del Papa, tu pensassi che fosse stata ingannata, tenuto conto che il dolore “genitori-figlil ascia spiazzati”, ed io, che ho perso una figlia giovanissima per imperdonabili colpe altrui, lo comprendo appieno.
          Nient’altro. Ti saluto cordialmente e che Dio ci sorregga. Teodora

  5. Hace 10 meses,durante un accidente en ruta,he visto a Jesús, estaba en una luz resplandeciente,pasé del pánico a la paz total, extendió sus manos y me habló,dijo. toma mis manos y me elevó para luego dejarme en el piso,sonrió y dijo:voy a sacar a tu marido!!!nos salvó a los dos,fue maravilloso,mi vida es un antes y un después del accidente,el auto estaba totalmente “aplastado” y debajo del agua. Cada minuto de mi vida le doy gracias…soy de argentina,Telf.0221 155 478692

  6. Quando si afferma, in assoluto, che Dio perdona tutto, si crea sconcerto.
    Il perdono incondizionato – secondo i limiti del mio pensiero – non spinge al ravvedimento e alla riparazione del male commesso.
    Chi subisce, soprattutto in maniera ingiusta, costante ed immeritata, rimane disorientato.
    Se si lotta per l’affermazione della verità, che, politicanti, manegers e affaristi (soprattutto alcuni “cattolici” proclamati e celebranti) non desistono dal non farla emergere, servendosi dei relativi poteri, per conservarne i profitti, beh, chi ha lottato e ne paga il prezzo, rimane più che sconcertato.
    La domanda sorge spontanea: “Allora, perché comportarsi onestamente?!”
    Perché l’onestà è innata in molti di noi e fa parte della cultura personale, a prescindere da religione, fede, ecc?!
    Ma davvero alcuni Capi ignorano quanto si perpetra nelle file dei propri “subalterni”?!
    I fedeli, forse non devono ragionare e cercare riscontri di coerenza e correttezza?

    La fede è: credere nel mistero divino, pur senza “toccare con mano”.
    Ma la coerenza non può essere disgiunta dalle dottrine della fede.
    Si rischia di arrivare al paradosso: ognuno la racconta come più gli aggrada.

    I fedeli, forse non devono ragionare e cercare riscontri di coerenza e correttezza?

    1. Teodora, coerenza e correttezza, e’ un dono di DIO ,sembra, per pochi. Luce verita’=vita e’ vangelo , DIO perdono’ al figliol prodigo e gli corse incontro, ma’ non dimentichiamo che il figliol prodigo torno’ alla casa del padre con l’intenzione di chiedere scusa….Io prego di avere misericordia per gli altri, ma’ non dimentichiamo che la prima misericordia e’ per se stessi. S. Faustina disse a GESU’; io ho fatto sin qui, ora pensaci TU, potare chi ci e’ vicino per parentela e’ tanto difficile, ma’ se serve perche’ quel frutto maturi………Redenti dal dolore. Preghiamo vicendevolmente. Ivana Barbonetti.

      1. Ivana, la parentela non c’entra niente, comunque chiunque sia, va potato e rigermogliato da Dio. L’uomo, da solo, è limitato dalle sue sue possibilità.
        Comunque, preghiamo vicendevolmente.
        Non hai risposto alla mia precedente domanda su “ora lo sappiamo”.
        Un caro saluto Teodora.

  7. Boa tarde,
    Re: traduções
    Algo estranho está acontecendo ultimamente a respeito da qualidade das traduções em português e inglês (pelo menos estas duas línguas que conheço bem). Estas traduções estão ficando cada vez ruim chegando a parece GOOGLE TRADUTOR ………Que pena !
    Desculpe mas é uma critica construtiva.
    Unidos em Cristo
    Maria Helena
    30/05

  8. Dio vigili su chi ferisce e su chi patisce, tenendo presente i limiti dell’imperfezione, con cui entrambi sono stati creati.
    Spingere oltre i limiti dell’umana resistenza, non penso possa connotarsi in alcunché di cristiano.
    Dio intervenga quando l’imperfezione umana non è più in grado reggere.

    Un genitore vuole sempre evitare qualsiasi sofferenza ai propri figli e non chiede ad un figlio di sopportare strazi e sopraffazioni che oltrepassano le sue forze, per premiarlo. Un genitore, vigile e assennato, chiede ed educa ad un comportamento onesto, civile, responsabile, umano, corretto, curandosi anche di tenerlo lontano e di proteggerlo da ogni fonte di male. Insomma, non vuole assolutamente la tortura del proprio figlio da parte del malefico per poterlo poi gratificare.

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