Riflessioni di Papa Francesco

Non perdiamo la fiducia nella famiglia!

La Chiesa oggi ci invita a contemplare la Santa Famiglia, la quale è una vera e propria scuola de Vangelo per tutte le famiglie: nella , Papa Francesco, commentando le Scritture del giorno ha invitato “ogni nucleo familiare cristiano” ad essere una vera e propria “chiesa domestica, per far risplendere le virtù evangeliche e diventare fermento di bene nella società“, sulle orme della Famiglia di Nazareth.

Il Vangelo di oggi invita le famiglie a cogliere la luce di speranza proveniente dalla casa di Nazaret”, : “dall’esempio e dalla testimonianza della Santa Famiglia, ogni famiglia può trarre indicazioni preziose per lo stile e le scelte di vita, e può attingere forza e saggezza per il cammino di ogni giorno“.

Il primo insegnamento di Maria e Giuseppe è quello di “accogliere i figli come dono di Dio” e in seguito quello di “generarli e educarli cooperando in modo meraviglioso all’opera del Creatore e donando al mondo, in ogni bambino, un nuovo sorriso“.

La gioventù di Gesù, ci insegna poi che “è nella famiglia unita che i figli portano a maturazione la loro esistenza, vivendo l’esperienza significativa ed efficace dell’amore gratuito, della tenerezza, del rispetto reciproco, della mutua comprensione, del perdono e della gioia“.

Tutte questi elementi sono necessari per una adeguata formazione dei figli e soprattutto pensando alla gioia che ogni famiglia sperimenta, dobbiamo riflettere sul fatto che questa non è casuale o fortuita. “È una gioia frutto dell’armonia profonda tra le persone, che fa gustare la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. – ha aggiunto Papa Francesco – Ma alla base della gioia sempre c’è la presenza di Dio, il suo amore accogliente, misericordioso e paziente verso tutti. Se non si apre la porta della famiglia alla presenza di Dio e al suo amore, la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia, la gioia della vita, la gioia della fede, la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società“.

Non perdiamo la fiducia nella famiglia!“, ha dunque concluso il Vescovo di Roma, “È bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla. Dove c’è amore, lì c’è anche comprensione e perdono“.

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5 pensieri su “Non perdiamo la fiducia nella famiglia!

  1. L’argomento del sermone di oggi mi consente di raccontare una storia lontana. Avevo forse 35 – 40 anni, frequentavo la parrocchia. Una domenica, in chiesa, trovai un prete che non conoscevo. Da come parlava mi resi conto che doveva essere straniero, forse argentino, così lo aspettai. Sul sagrato, dopo la Messa, mi sembrò solo e lo invitai a casa nostra. Lui accettò di buon grado e durante il pranzo ci raccontò che studiava a Roma, all’Università Gregoriana, e che stava facendo un giro per l’Italia per rendersi conto della situazione nelle parrocchie nel nostro paese.
    Mia moglie ed io lo ascoltammo con interesse. Ci sembrò di avere vicino una persona di valore, tanto che io, scherzando, gli affibbiai il titolo di possibile futuro papa. Il giovane poteva avere più o meno la mia età, non se la prese e sopportò l’appellativo senza protestare. Parlammo di ogni sorta di cose e lui mi fece qualche complimento per la nostra bella famiglia, allietata da due vivaci maschietti e da una bimba.
    A questo punto mi permisi qualche osservazione sulla famiglia, che ancora oggi mi pone domande tuttora irrisolte. Gli dissi che la famiglia è forse una bella istituzione, ma spesso nutre i germi dell’egoismo e dell’invidia. Discutemmo a lungo sull’ argomento e alla fine mi parve che il mio “futuro papa” non mi desse tutti i torti.
    Ancora oggi, a distanza di oltre 4 decenni, non ho risolto il mio personale problema della famiglia. La Provvidenza mi è stata generosa oltre i limiti del necessario sotto l’aspetto materiale, ma l’ansia per il domani e il timore di improbabili future necessità familiari mi induce a minimizzare le disponibilità di cui godo e a lesinare le poche cose di cui riesco a privarmi a beneficio del mio prossimo. Non sarebbe meglio se riuscissi a considerare il prossimo la mia famiglia?

    1. Dopo tanto tempo sei ancora lì. Non hai risolto i tuoi problemi familiari ma sei lì. Stai rendendo sacre le tue azioni sofferte, in nome di Dio.
      E poi pensi una cosa bellissima: consideriamo anche gli altri nostra FAMIGLIA! C’è tanta solitudine, tanta attesa intorno a noi. La Vera Famiglia, quella di Nazareth è la SANTA FAMIGLIA! SANTA per un Si detto a Dio. Noi possiamo solo rendere sacre le nostre azioni, amare così nella nostra condizione umana, nella lotta mediante la quale si ottiene la PACE,la Sua perché l’AMORE e la PACE sono LUI Gesù, noi possiamo imitarlo. E LUI guarderà sempre ogni nostra volontà di BENE!

  2. Prego per le famiglie, vedo molto individualismo, ho vissuto accanto a persone piu’ anziane di me l’abbandono da parte di figli in case di riposo, piu’ fortunate di quelle abbandonate in “lager” mascherati da casa di riposo o reparti ospedalieri per lunga degenza.—Ho visto in prima persona tutto questo nelle mie attivita’ di volontaria, ho visto come molti chiudono gli occhi su queste realta’, non le denunciano e non le ostacolano.—–Ora offro’ preghiere affinche’ la misericordia di DIO illumini i cuori e le menti.—–
    Ivana Barbonetti.

  3. “E’ una donna sola”, refrain ricorrente sulla bocca di chi, mille volte più retrogrado rispetto agli intendimenti delle costumanze africane, nei cui confronti vanta anche personale evoluzione civica……è il movente intellettuale dei tanto progrediti italiani, nel rapportarsi ad una donna “sola”. E ciò spinge alle più reazionarie, squallide azioni, disintegrando diritti, senso civico, rispetto e, soprattutto intelligenza: LA PROPRIA INTELLIGENZA, talmente ottusa e retriva che gli offusca il cervello, rendendolo CONVINTAMENTE permissivo d’ogni genere di presunzione e sopruso, ritenuto “lecito”, o addirittura “dovuto” perché “è una donna sola”.
    In tutto ciò, corroborato da suoi degni compensanti, che ostentano comportamenti progrediti e “saccenti” e che, ahimè, praticano anche decisionismo in cariche “autorevoli”.
    SIAMO IN ITALIA, NON IN AFRICA.

    A fronte di tutto ciò, capita di doversi “misurare” e scontrare anche con l’ipocrisia di benpensanti, avidi, devoti “praticanti”, che esulano ogni reale aiuto, possibile e DOVUTO, con pappardelle evasive di circostanza, dileguandosi il più presto possibile, lievitando assonante sordomitismo nella cerchia connivente e commagnante.

    Pregare…pregare…pregare…sperare…sperare…sperare nella misericordia ………
    Poi nessuna speranza si realizza. Lo si apprende da varie parti e lo si vive personalmente.
    Ogni speranza riposta nel ravvedimento degli IPOCRITI avidi, si dissolve nella fortificazione d’ipocrisie e sordomutismi.
    Chi di speranza vive, disperato muore. Ciò è quanto diffusamente si verifica.
    Perché i poteri possono seguire corsie preferenziali e chi dovrebbe attuare giustizia, chi dovrebbe agire fedelmente a quanto predica, segue altri percorsi con obiettivi depistanti regole, dogmi e i medesimi, propri sermoni.
    La facciata di corte si salva col silenzio, pur nelle risapute vicende. Gli altri………
    La Chiesa perde”pecorelle”, le istituzioni perdono fiducia. Ma che importa: basta salvaguardare la ristretta rappresentanza di sé stessi, e i cumuli di abbondanze accaparrati.
    Ahia! Tutto armonico!
    E’ SOTTO GLI OCCHI E sviscerata CONOSCENZA e convinzione DI TUTTI!
    Ahia! Quanto male produce. Quanto bene affossa!
    Parlare franco infastidisce? Ma chi infastidisce? Meglio che elargire ipocrite tiritere e conseguenti profitti per gli armoniosi tiriteranti e sfaceli per i soccombenti

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