Riflessioni di Papa Francesco

Papa Francesco in Perù: el Niño e il sicariato sono “tempeste devastanti”

 

Queste terre hanno sapore di Vangelo. I discepoli di ieri, come tanti di voi oggi, si guadagnavano da vivere con la pesca. Tanto loro quanto voi con lo stesso fine: guadagnarsi il pane quotidiano. Esorta il pontefice ai fedeli presenti. In questo si giocano molte delle nostre fatiche di ogni giorno: poter portare avanti le nostre famiglie e procurare ad esse quanto le aiuterà a costruire un futuro migliore.

Papa Francesco si rivolge ai presenti con un messaggio di speranza nel futuro: Questa «laguna con pesci dorati» è stata fonte di vita e benedizione per molte generazioni. Voi, come gli apostoli, conoscete la forza della natura e avete sperimentato i suoi colpi. Come essi affrontarono la tempesta sul lago, a voi è toccato affrontare il duro colpo del “Niño costiero”, le cui conseguenze dolorose sono tuttora presenti in tante famiglie, specialmente quelle che non hanno ancora potuto ricostruire le loro case. Anche per questo ho voluto venire e pregare qui con voi.</>

Ma Gesù sulla croce vuole essere vicino ad ogni situazione dolorosa per darci la mano e aiutarci ad alzarci. Questi scossoni mettono in discussione e in gioco il valore del nostro spirito e dei nostri atteggiamenti più elementari. Allora ci rendiamo conto di quanto sia importante non essere soli ma uniti, pieni di quella unità che è frutto dello Spirito Santo.

Nel Vangelo alcune fanciulle improvvisamente sentono un grido che le sveglia e le mette in movimento. Alcune si resero conto di non avere l’olio necessario per illuminare la strada nell’oscurità, altre invece riempirono le loro lampade e poterono trovare e illuminare la strada che le portava allo sposo. Nel momento indicato ognuna mostrò di che cosa aveva riempito la sua vita. Lo stesso succede a noi. In determinate circostanze comprendiamo con che cosa abbiamo riempito la nostra vita.

Il colpo del Niño ha messo a dura prova queste terre ma avevano l’olio per correre e aiutarsi come veri fratelli.
Nella Lettura evangelica, possiamo notare come le fanciulle che non avevano l’olio andarono al villaggio a comprarlo. Nel momento cruciale della loro vita, si accorsero che le loro lampade erano vuote, che mancava loro l’essenziale per trovare la strada della gioia autentica. Erano sole e così restarono, sole, fuori dalla festa. L’anima di una comunità si misura da come affronta i momenti difficili per mantenere viva la speranza. Con questo atteggiamento date la più grande testimonianza evangelica. Il Signore ci dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Perché la fede ci apre ad avere un amore concreto, non di idee, concreto, fatto di opere, di mani tese, di compassione; che sa costruire e ricostruire la speranza quando tutto sembra perduto. Così diventiamo partecipi dell’azione divina, quella che ci descrive l’apostolo Giovanni quando ci mostra Dio che asciuga le lacrime dei suoi figli. E quest’opera divina Dio lo compie con la stessa tenerezza di una madre che cerca di asciugare le lacrime dei suoi figli. Com’è bella la domanda che può fare a ognuno di noi il Signore alla fine della giornata: quante lacrime hai asciugato oggi?

Il “sicariato” è un’altra delle piaghe che sferza queste coste e l’insicurezza che esso crea: mancanza di di lavoro; la mancanza di un alloggio sicuro per tante famiglie; e altre situazioni che come le inondazioni abbattono la mutua fiducia, tanto necessaria per costruire una rete di sostegno e di speranza. Inondazioni che investono l’anima e reclamano da noi l’olio che abbiamo per farvi fronte. Quanto olio hai?

Ma come superare queste situazioni? Voglio dirvi: non c’è altra via d’uscita migliore di quella del Vangelo, e si chiama Gesù Cristo. </> Voglio esortarvi ad essere comunità che si lasci ungere dal suo Signore con l’olio dello Spirito. In Gesù abbiamo la forza dello Spirito per non accettare ciò che ci fa male, non renderlo una cosa naturale ciò che ci inaridisce lo spirito e ci ruba la speranza. I peruviani, in questo momento della loro storia, non hanno diritto a lasciarsi rubare la speranza! Con Gesù l’anima di questo popolo di Trujillo potrà continuare a chiamarsi “la città dell’eterna primavera”, perché con Lui tutto diventa occasione di speranza.

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