Riflessioni di Papa Francesco

Perseveriamo nella carità per essere pronti al passaggio della morte

Papa Francesco nel corso dell’ di oggi, mercoledì 27 novembre 2013, giunge quasi al termine del catechismo sul Credo che è stato il tema conduttore di tutte le Udienze Generali nel corso dell’Anno della Fede, volto al termine: la morte e la resurrezione sono gli ultimi temi che il Pontefice tratta focalizzandosi oggi sul significato vero di “morire in Cristo“.

Già nell’ del 10 Novembre il Vescovo di Roma aveva anticipato parte del grande mistero della morte in Cristo: “con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte” aveva detto all’epoca Papa Francesco. E’ questo sostiene il Pontefice un “modo sbagliato di guardare la morte.”

Indubbiamente la morte riguarda tutti noi e la morte, se la guardiamo nel modo sbagliato fa paura. Come spiegare le sofferenze e la morte dei bambini? Come spiegare il dolore dei nostri cari quando muoiono? La morte, vista come la fine della vita, fa paura all’uomo e l’unico metodo che l’uomo stesso trova per affrontare la morte è ignorarla o banalizzarla affinché non faccia più paura.

Ma non è questo l’atteggiamento che deve avere il cristiano. Ciascuno di noi, afferma Papa Francesco, sa benissimo che esiste una vita oltre la morte. Quando muore un nostro caro “sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte.

Ed è proprio la resurrezione di Gesù che ci consente di far luce oltre la morte di vedere la morte nel modo giusto: essa è un passaggio, un momento da una vita limitata entro i confini del tempo alla vita piena. Una bellissima preghiera della Chiesa, ricorda il Vescovo di Roma, dice “Se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura“: è questo il modo giusto di guardare alla morte, un momento di passaggio che inevitabilmente porta tristezza ma che ci ricorda costantemente la promessa.

Come dunque prepararci a passare per il momento della morte nel modo corretto? “Con la preghiera, nei Sacramenti e anche nella pratica della carità” risponde Papa Francesco. E’ Gesù stesso nella parabola del giudizio finale che ci dice quanto siano importanti la solidarietà, la condivisione fraterna, la carità cristiana e la misericordia:

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. …Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,35-36.40).

Para quien vive como si Dios no existiese, la muerte es una amenaza constante, porque supone el final de todo en el horizonte cerrado del mundo presente. Por eso, muchos la ocultan, la niegan o la banalizan para vivir sin aprensión la vida de cada día.

Sin embargo, hay un deseo de vida dentro de nosotros, más fuerte incluso que el miedo a la muerte, que nos dice que no es posible que todo se quede en nada. La respuesta cierta a esta sed de vida es la esperanza en la resurrección futura.

La victoria de Cristo sobre la muerte no sólo nos da la serena certeza de que no moriremos para siempre, sino que también ilumina el misterio de la muerte personal y nos ayuda a afrontarla con esperanza. Para ser capaces de aceptar el momento último de la existencia con confianza, como abandono total en las manos del Padre, necesitamos prepararnos. Y la vigilancia cristiana consiste en la perseverancia en la caridad. Así, pues, la mejor forma de disponernos a una buena muerte es mirar cara a cara las llagas corporales y espirituales de Cristo en los más débiles y necesitados, con los que Él se identificó, para mantener vivo y ardiente el deseo de ver un día cara a cara las llagas transfiguradas del Señor resucitado.

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5 pensieri su “Perseveriamo nella carità per essere pronti al passaggio della morte

  1. Lo Spirito Santo ispira le parole del Papa, e lui stesso , non sa fino a che punto queste parole siano un balsamo per la nostra anima in questo momento

  2. Caro Papa Francesco ,grazie dei bei pensieri che mi mandi ogni giorno , che mi accompagnano giornalmente e che mi fanno sentire amata e protetta. Ti chiedo di pregare per la mia famiglia in particolare per i miei figli.

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