Riflessioni di Papa Francesco

Sintesi del secondo giorno di Papa Francesco in Messico

Tre gli appuntamenti importanti anche durante il secondo giorno di visita apostolica in Messico: la  nell’area del centro Studi di Ecatepec, la recita della preghiera mariana dell’Angelus e, nel pomeriggio, la .

Durante la Messa nell’area del Centro studi di Ecatepec, davanti ad una folla di circa 300mila persone, nella prima domenica di Quaresima il Papa ha messo in guardia dalle tre tentazioni che cercano di allontanarci da Cristo: la prima è l’attaccamento alla ricchezza che ci porta a impossessarci “di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per “i miei”; la seconda tentazione è la vanità, che Francesco ha descritto come, “quella ricerca di prestigio basata sulla squalifica continua e costante di quelli che ‘non sono nessuno’”. Infine la terza tentazione sempre presente nel nostro cammino è l’orgoglio, “ossia il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la ‘vita dei comuni mortali’”.

Queste tentazioni sono reali e presenti nella vita di ogni cristiano: nessuno ne è immune. “Fino a che punto siamo consapevoli di queste tentazioni nella nostra persona, in noi stessi? – ha dunque invitato a domandarsi il Vescovo di Roma – Fino a che punto ci siamo abituati a uno stile di vita che pensa che nella ricchezza, nella vanità e nell’orgoglio stanno la fonte e la forza della vita?”.

Non è possibile rispondere a queste domande senza guardarsi indietro, senza guardare al proprio cammino di fede e per questo, durante l’Angelus, Francesco ha sottolineato quanto sia importante ricordare “quanto ciascuno di voi ha dovuto passare per arrivare fino a qui!“. Guardare il proprio passato non serve solamente a comprendere dove stiamo andando e se il cammino fatto sia nel corretto sentiero o meno, ma prima di tutto serve per ringraziare Dio di essere giunti fino ad oggi. È questa quella che la Chiesa chiama “azione di grazia” , ovvero il “celebrare quanto buono è stato il Signore con noi”, rendendo grazie “per l’opportunità di essere riuniti nel presentare al Padre Buono le primizie dei nostri figli e nipoti, dei nostri sogni e progetti. Le primizie delle nostre culture, delle nostre lingue e delle nostre tradizioni. Le primizie del nostro impegno…“.

Un impegno che non è teorico ma concreto: “desidero invitarvi oggi a stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. – ha detto Papa Francesco – Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l’opportunismo di pochi. Una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte“.

Infine l’ultimo momento pubblico è stato la visita all’Ospedale pediatrico “Federico Gómez”, un momento ricco di tenerezza, nel corso del quale il Papa ha ricordato come le medicine più importanti siano sentirsi curati, essere amati ed accompagnati. È in tal senso che il Papa ha detto grazie, per le cure che prestano ai bimbi, non solo a medici e infermieri, ma anche “a tutte le persone che non solo con medicinali bensì con la “affettoterapia” aiutano perché questo tempo sia vissuto con più gioia. È tanto importante la “affettoterapia”! Tanto importante. A volte una carezza aiuta tanto a stare meglio“.

Chiaramente nel corso della giornata si sono succeduti anche diversi fuori programma, come quando Francesco nel tragitto dalla nunziatura all’eliporto di Città del Messico è sceso dalla papamobile per salutare un gruppo di suore di clausura che lo aspettavano davanti a loro convento.

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