Riflessioni di Papa Francesco

Una fede che non si fa solidarietà, è una fede morta

Nel corso della mattina di oggi Papa Francesco ha visitato il più povero dei quartieri di Asunción, la capitale del Paraguay: come ricorda lo stesso nome del quartiere, è una zona insalubre, spesso soggetta a inondazioni per opera del fiume Paraguay.

E’ stato questo uno dei momenti più intensi del in Paraguay, durante il quale il Pontefice ha parlato con gli abitanti del quartiere, ascoltando le loro storie e le loro preoccupazioni.

Bergoglio, durante un breve discorso, ha evidenziato come la lotta quotidiana non sia stata in grado di rubare “il sorriso, la gioia, la speranza” agli abitanti Bañado Norte, che invece proprio dalla difficoltà di tutti i giorni hanno appreso il valore della solidarietà.

Nel Vangelo, anche la Santa Famiglia, vive un periodo di difficoltà, costretta alla fuga, lontana dai propri cari e soffrendo la povertà: è con la nascita di Gesù che tutto cambia, i pastori si avvicinano, si fanno prossimi, e così si crea una nuova famiglia.

Questo è ciò che accade quando Gesù appare nella nostra vita. – ha detto Il Santo Padre – Questo è ciò che la fede suscita: la fede ci rende prossimi, ci fa prossimi della vita degli altri“.

Tuttavia il nostro essere vicini non serve a nulla se non ci lasciamo toccare dal nostro prossimo, se non apriamo il nostro cuore: “la fede suscita il nostro impegno, la nostra solidarietà – ha ulteriormente spiegato Bergoglio, facendo notare al contempo come – Una fede che non si fa solidarietà, è una fede morta“.

Una fede che non ci rende solidali verso i nostri fratelli “è una fede senza Cristo, una fede senza Dio, una fede senza fratelli“, ha dunque concluso Papa Francesco. “La fede che Gesù suscita è una fede con la capacità di sognare il futuro e di lottare per esso nel presente“.

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3 pensieri su “Una fede che non si fa solidarietà, è una fede morta

  1. DIO TI BENEDICA SANTO PADRE FRANCESCO, la fortuna grande che hanno gli abitanti di Banado Norte e’ la solidarieta’, sentirsi “tanti e uniti”, lottare insieme, cosi era la mia citta’.Roma quando era dei romani,non e’ razzismo ma precisazione di identita’, eravamo solidali, potevamo contare sull’aiuto del vicino, no invadenza. Alla giustizia perche’ non c’erano parenti infiltrati nei posti di potere,non raccomandati mangia pane a tradimento a cui rivolgersi, facevamo onestamente tra di noi. Non si umiliava l’ultimo arrivato solo perche’ arrivava in quel momento. Ho girato molto per l’Italia, mio malgrado, conoscendo,frequentandoli, gli italiani del centro sud mi sono vergognata di loro, la loro chiusura conservatrice, sicuri che quanto fanno da 40 anni va’ bene e cosi si continua, che poi nel frattempo ci sia stata una evoluzione in tutti i settori, non li tocca,il loro orticello paesano non si tocca,pero’ rubano molto e abbondantemente negli orti degli altri, privati e sociali. Persone con una doppia personalita’,ambigui, e quando tirano fuori la reale non si puo’ mai immagginare di cosa sono capaci.Conosciamo per difenderci, riappropiarci di quei valori che danno un poco di valore a vivere, tra questi la solidarieta’, che non sia solo del clan devastatore e invadente che “occupa” un posto non suo,ospite no padrone. DIO ABBIA MISERICORDIA DI NOI. Ivana Barbonetti.

  2. 01:02 ora italiana. Tra pico salirai a bordo accompagnato dalle preghiere di milioni latinoamericani e non solo. Buon viaggio, dice la canzone. Damani alle 14:00 a Roma, finalmente a casa. E noi? Come bravi figlioletti attendiamo di ascoltare il rumore della chiave che aprirà la porta di casa. Santa notte e dormi con gli angioletti.

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