Riflessioni di Papa Francesco

Qual’è la mia Galilea? Dov’è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata?

Dov’è la mia Galilea?” L’invito durante Omelia Papa Francesco Veglia Pasquale è quello di riscoprire e “ritornare al luogo della prima chiamata“, del primo incontro con Gesú per ritrovare “la scintilla” con cui “accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno” ma anche per “recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava”.

È l’angelo, che le donne andate al sepolcro per onorare il corpo di Gesú incontrano, a dare loro la missione di tornare in Galilea, assieme a una esortazione: quella di non avere paura. Sarà Gesu stesso, poi, che facendosi loro incontro nel cammino rinnoverà l’invito a non temere, nuovamente invitandole a tornare in Galilea. Cosa significa questo invito? Perché è così importante la Galilea tanto che queste donne ricevono per ben due volte l’invito a tornare lì?

La Galilea, spiega il Vescovo di Roma durante l’ assume due significati: oltre al luogo fisico, oltre alla regione fisica della Galilea, essa è “il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato“. Per questo “ritornare in Galilea” non indica solo il cammino fisico, ma un viaggio spirituale: “vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria. – ha chiarito il Pontefice – Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore“.

Così l’invito rivolto alle donne duemila anni fa è ancora valido e quell’angelo parla anche ad ognuno di noi, poiché “anche per ognuno di noi c’è una “Galilea” all’origine del cammino con Gesù. – ha intercalato Papa Francesco – “Andare in Galilea” significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva” e così tornare “a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle“.

Tuttavia per ogni cristiano vi è una seconda Galilea: si tratta dell’ “esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a partecipare alla sua missione e a seguirlo. In questo senso, tornare in Galilea significa … recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava

Oggi, in questa notte, – ha quindi concluso Bergoglio – ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dov’è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l’hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea; sai, io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia“.

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6 pensieri su “Qual’è la mia Galilea? Dov’è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata?

  1. La mia galilea

    Era un mattino d’estate……..vieni ti mostrerò tutto ciò che hai seminato
    nulla è stato vano mi strinse forte a Se e ci giurammo amore eterno.

    Grazie Papa Francesco per avermi fatto fare un viaggio a ritroso nella mia galilea .Il frastuono di questa epoca aveva fatto si che si assopisse questo dolcissimo ricordo-incontro.

  2. Grazie caro Santo Papa Francesco…seguire Gesu e dire “si” a LUI…e bellissimo anche se la nostra Croce diventa piu pesante..ma Gesu ci aiuta a portarla…abbandoniamoci a DIO..BUONA PASQUA caro Papa Francesco e sempre nel mio cuore

  3. Grazie vescovo di Roma! Leggere i tuoi versi è come essere attaccati con il cordone ombelicale e sentirsi sereni e protetti. Dio ti benedica.

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