Riflessioni di Papa Francesco

Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia

 

Nelle giornate dal 5 al 7 maggio 2019 il Santo Padre ha compiuto un Viaggio Apostolico in Bulgaria e Macedonia del nord. Lunedì 6 maggio 2019, presso la Chiesa del Sacro cuore di Rakovsky, il papa ha tenuto una Santa Messa con le prime comunioni.

Nel corso della Santa Messa tenutasi lunedì 6 maggio, papa Francesco si è rivolto a tutti i fedeli presenti e in particolar modo ai bambini ed alle bambine della prima comunione dicendo: “Sono felice di salutare i bambini e le bambine della Prima Comunione, come pure i loro genitori, parenti e amici. A tutti voi rivolgo il bel saluto augurale che si usa anche nel vostro Paese in questo tempo pasquale: Christos vozkrese!” e successivamente spiegando che questo saluto è espressione della gioia di tutti i discepoli di Gesù, il quale ha dato la propria vita per amore sulla croce per distruggere il peccato.

Prima di concludere la celebrazione della Santa Messa a Rakowski il papa ha ringraziato ed ha espresso la sua riconoscenza alle autorità del paese e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile la sua missione apostolica.

Martedì 7 maggio 2019 il Santo Padre ha invece tenuto la Santa Messa a Piazza Macedonia, presso Skopje dove ha letto ai fedeli il Vangelo di Giovanni e si è concentrato principalmente su questa frase del Signore: “Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete”. Il papa ha spiegato come quella folla che si era concentrata attorno a Gesù fosse lì riunita con clima festoso, poiché si trattava della “festa di scoprire la sovrabbondanza e la sollecitudine di Dio verso i suoi figli, resi fratelli nel dividere e condividere il pane”.

Il papa ha così esortato tutti i fedeli presenti alla celebrazione della Messa di immaginare quella folla e capire come “Il Signore è venuto per dare vita al mondo e lo fa sempre in un modo che riesce a sfidare la ristrettezza dei nostri calcoli, la mediocrità delle nostre aspettative e la superficialità dei nostri intellettualismi; mette in discussione le nostre vedute e le nostre certezze, invitandoci a passare a un orizzonte nuovo che dà spazio a un modo diverso di costruire la realtà”.

Il messaggio che il papa ha voluto passasse è che ciascuno di noi si è ormai abituato a mangiare il pane duro della disinformazione, finendo in questo modo prigioniero del discredito, delle etichette e dell’infamia. A causa del conformismo ciascuno è riuscito a credere di poter saziare la propria sete abbeverandosi con insensibilità ed indifferenza e la propria fame con sogni di splendore e di grandezza. Il risultato di questo atteggiamento, ha ricordato il papa, è che: “ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà”.

L’invito del papa, dunque, è stato quello di dire con forza e senza paura: “Abbiamo fame, Signore, del pane della tua Parola capace di aprire le nostre chiusure e le nostre solitudini; abbiamo fame, Signore, di fraternità dove l’indifferenza, il discredito, l’infamia non riempiano le nostre tavole e non prendano il primo posto a casa nostra. Abbiamo fame, Signore, di incontri in cui la tua Parola sia in grado di elevare la speranza, risvegliare la tenerezza, sensibilizzare il cuore aprendo vie di trasformazione e conversione”.

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