Riflessioni di Papa Francesco, Udienze Generali

Chiediamo a Dio l’umiltà, l’unica strada che conduce a Lui

All’Udienza che precede un giorno tanto importante per i cristiani, il Natale, è proprio della nascita di Gesù che il Pontefice parla agli astanti, del miracolo che la riguarda e di cosa significa per noi.

Nato in una stalla, “fu un angelo ad annunciare la nascita di Gesù, e lo fece a degli umili pastori. E fu una stella che indicò ai Magi la strada per raggiungere Betlemme ( Mt 2,1.9-10). L’angelo è un messaggero di Dio. La stella ricorda che Dio creò la luce (Gen 1,3) e che quel Bambino sarà ‘la luce mondo’, come Egli stesso si autodefinirà ( Gv 8,12.46) ”

Tutto ha un significato quindi. I pastori che andranno a conoscerlo rappresentano i poveri, e i Magi “rappresentano i popoli pagani, in particolare tutti coloro che lungo i secoli cercano Dio e si mettono in cammino per trovarlo. Rappresentano anche i ricchi e i potenti, ma solo quelli che non sono schiavi del possesso, che non sono ‘posseduti’ dalle cose che credono di possedere.” Questo significa che la nascita di Gesù è un evento universale che riguarda tutti gli uomini” e tutti siamo chiamati a cercare Dio, ma abbiamo bisogno di umiltà, questa è la strada che conduce a Lui.

Chiediamo dunque al Signore di donarcela: “Signore, che non sia superbo, che non sia autosufficiente, che non creda di essere io stesso il centro dell’universo. Fammi umile. Dammi la grazia dell’umiltà. E con questa umiltà io possa trovarti. È l’unica strada, senza umiltà non troveremo mai Dio: troveremo noi stessi. Perché la persona che non ha umiltà non ha orizzonti davanti, ha soltanto uno specchio: guarda se stesso. ”

L’amore di Dio è immenso e ci dona gioia, ed “ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia.

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Informazioni su Nunzia G.

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2 pensieri su “Chiediamo a Dio l’umiltà, l’unica strada che conduce a Lui

  1. Caro Papa Francesco

    questo Santo Natale al Presepe di Piazza San Pietro sono arrivati gli invisibili, come tu li chiami, mi hanno ricordato Pechino quando con un amico giornalista cinese entrai nella Chiesa fondata da Matteo Ricci per la messa domenicale in latino, vidi all’ingresso i poveri una decina che schierati a destra e sinistra salutavano, fui colpita nonostante erano milioni i poveri in Cina, inviai una lettera al Governo che mi rispose, da allora sono trascorsi 26 anni ma al contrario di Pechino a ROMA i poveri sono aumentati, come possono risultare invisibili?
    non mi aspetto una tua telefonata, non ho il telefonino…quando tornata dalla Cina vidi un senzatetto dormire ai piedi della Basilica di San Giovanni scrissi una lettera…senza risposta
    l’umiltà nell’era di internet è un valore difficile da trovare, sono tutti MAESTRI di VITA, ma ho un SOGNO aiutare i POVERI nella mia raggiunta vecchiaia, vorrei una casa per loro…. questo chiedo a Gesù
    Buon Natale
    Rosa

  2. Santità Rev.ma, mi è piaciuto il Suo discorso alla Curia sul clericalismo, Dio parla sempre a ognuno di noi, tutti siamo peccatori chi più e chi meno e quindi i Suoi insegnamenti riguardano tutti. Il Signore è venuto al mondo per servire e con umiltà estrema l’ha fatto fino alla morte in Croce. A molti non piace ascoltare i Suoi insegnamenti che sono poi quelli del Vangelo, l’egoista ottura le orecchie come il popolo che viveva ai tempi di Gesù ed anche alcuni porporati, come Mons. Viganò, che incitano la gente contro il Papa ma Lei deve andare avanti con coraggio consapevole di avere Dio dalla Sua parte. Ho ascoltato nel giorno del Suo compleanno il Card. Cantalamessa e ho gradito quando ha affermato una cosa molto importante, prima in latino poi in italiano:” “Audiatur et altera pars”: Si ascolti ora la parte contraria. Quando ci sorprendiamo a giudicare qualcuno, impariamo a ripetere perentoriamente quella formula a noi stessi: Audiatur et altera pars! Prova a metterti nei panni del fratello! Molte persone, per sentito dire, accusano il prossimo senza sentire la sua versione dei fatti. Il giudice non pronuncia la sentenza senza aver sentito ambo le parti, non si possono perseguitare gli altri senza aver sentito il presunto colpevole”. Con perfetta stima. Giovanni Gavini

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