Riflessioni di Papa Francesco

Gesù non si impone mai con la forza; Gesù viene con umiltà

Facendo eco alle parole espresse durante l’, Papa Francesco rivolgendosi ai donatori del presepio e dell’albero di Natale in Piazza San Pietro ha ricordato come Gesù “non si impone mai con la forza”: il presepe ci ricorda sempre che Gesù è venuto “con tutta semplicità, umiltà, mitezza”.

Gesù, ha invitato a riflettere il Pontefice non è “semplicemente apparso sulla terra, non ci ha dedicato un po’ del suo tempo, ma è venuto a condividere la nostra vita, ad accogliere i nostri desideri. Perché ha voluto, e vuole tuttora, vivere qui, insieme a noi e per noi“. Il presepe ci ricorda proprio come a Gesù stia a cuore il nostro mondo, tanto da farlo diventare il suo mondo.

Nella semplicità con la quale è venuto al mondo, impariamo come “Dio non ama le imponenti rivoluzioni dei potenti della storia, e non utilizza la bacchetta magica per cambiare le situazioni. – ha aggiunto Bergoglio – Si fa invece piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile; per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare i falsi tesori di questo mondo“.

È proprio questo farsi piccolo il secondo importante messaggio che ci narra il presepe: Gesù “non si impone mai con la forza. Per salvarci, non ha cambiato la storia compiendo un miracolo grandioso. È invece venuto con tutta semplicità, umiltà, mitezza“.

Vi invito a sostare davanti al presepe, perché lì la tenerezza di Dio ci parla”, ha quindi concluso Papa Francesco dando così avvio all’inaugurazione ufficiale del presepe di piazza San Pietro.

E voi, avete fatto il presepe in casa vostra? Ce lo fate vedere? Perché non inviate la foto del vostro presepe nei commenti così magari le pubblichiamo sulla nostra rivista il cui primo numero uscirà in edicola Mercoledì prossimo, 23 Dicembre? Su forza, diteci se avete fatto il presepe e inviateci la foto, siamo curiosi un mondo! Ed è anche un modo per sentirci tutti più vicini e far festa alla nostra, vostra rivista, che arriverà in edicola giusto in tempo per Natale.

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12 pensieri su “Gesù non si impone mai con la forza; Gesù viene con umiltà

  1. Siamo quasi a Natale e nel mondo e si ripete la querelle sul senso originario di questa festività, un significato molto scomodo a qualcuno, perché è insopportabilmente cristiano. Alcuni la definiscono da tempo la “festa delle luci” o “festa dei regali”, giustificandosi con il fatto che ricordare l’origine del Natale significherebbe offendere le altre religioni. Che Gesù fosse segno di contraddizione per il mondo, lo aveva annunciato lui stesso (Mt 10, 1-40). Questa forma di isteria “ laicista-negazionista” va colpendo, purtroppo, in Italia, anche alcuni dirigenti scolastici e/ o operatori scolastici in genere i quali, forse, non ricordando che il nostro è un Paese “laico” e pluralista, pensano che si possano misconoscere le radici che disegnano la nostra identità. Il divieto di vietare nelle scuole l’allestimento del Presepe, rispetta veramente gli stranieri o, invece, impedisce una reale e globale forma d’integrazione privandoli di un valore aggiunto per la loro crescita? Nelle scuole da me dirette per più di trenta anni, il presepe, costruito con materiale povero ma con tanto entusiasmo dagli alunni aiutati dai docenti e con collaborazione dei genitori, ha avuto un posto di onore nei locali d’ingresso quasi a ricordare a chi entrava nell’Istituto che la nascita di Gesù è un avvenimento storico che sta alla radice della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni da quella nascita dividendo la storia dell’umanità in “prima” e “dopo Cristo”. Nessuna famiglia di bambini stranieri che negli ultimi anni erano molte, si è mai lamentata anche perché era stato loro spiegato che rispettare le diversità non significava negare le differenze ma imparare a farle convivere. Erano tanti quelli che si avvicinavo al presepe ed esprimevano la propria gioia condividendo così quel lavoro creativo realizzato dagli studenti, altri si fermavano a riflettere e a pregare ricordando il senso autentico del Natale, altri, ancora, forse atei o di altre religioni, ignoravano il presepe e passavano dritto. Nessuno, però, esprimeva sentimenti di rabbia o simili. Mi chiedo: se ci sono studenti, genitori, docenti, felici di vedere un presepe, perché privarli di questa esperienza? A prescindere, comunque, dall’adesione alla religione cattolica o dall’emozione che potrebbe suscitare un presepe, negare il Natale di Gesù significa negare l’origine della nostra civiltà. Il presepe non è solo simbolo religioso ma storico e tradizionale del patrimonio . Che “i principi del cattolicesimo” facciano parte del “patrimonio storico del popolo italiano” si può, quasi, considerare un postulato: l’arte, la letteratura, il diritto, le comuni aspirazioni di libertà, giustizia e pace trovano una fonte privilegiata nella tradizione cattolica e, perciò, nel Vangelo. Basterebbe, comunque, riflettere con il vecchio sano buonsenso, per capire come il presepe a scuola è un simbolo che può alimentare il dialogo tra le varie religioni e il rispetto fra le persone. Far conoscere, ad esempio, agli studenti stranieri di religione non cristiana, che, domani potrebbero diventare cittadini italiani, una parte della nostra storia e della nostra cultura, i simboli religiosi della maggioranza degli italiani, non é un valore aggiunto per la loro formazione? Impedire agli studenti immigrati di religione cattolica o in generale cristiana, di festeggiare a scuola il Natale, non significa discriminarli e per noi italiani, ignorando com’è festeggiato il Natale nei loro Paesi di origine, non sarebbe perdere un’occasione di arricchimento? In definitiva, il Natale e il presepe non offendono nessuno, possono avvicinare e accogliere tutti a un simbolo di pace e di fratellanza e costituiscono un momento educativo e culturale che rimanda a significati più profondi, anche se meno immediati rispetto a quelli di altri simboli del Natale. In ogni caso, considerato che la nostra scuola nasce e vive come laica e pluralista, mi sembra più ecumenico, opportuno e più rispettoso di tutti gli alunni e delle loro famiglie, anziché proibire la festa del Natale con il Presepe, perché non celebrare anche altre ricorrenze di altre religioni con eventuali simboli connessi? Seguendo questa strada, la scuola, oggi più che mai tempio dell’interculturalismo, favorirebbe la condivisione delle diverse tradizioni culturali e il reciproco arricchimento che ne deriva dal viverle insieme perché è certamente più formativo insegnare l’integrazione culturale piuttosto che l’esclusione. Giuseppe Luca pippo.luca@alice.it

    1. Concordo perfettamente e non trovo alcunchè da aggiungere. Facciamo trionfare il buonsenso contro la tenebre dell’ignoranza. Grazie.
      Stefano Torrisi

      1. Si, bisogna squarciare le “tenebre dell’ignoranza”, facendo luce su TUTTO, attraverso la conosenza dei vari testi (non solo quelli scelti da specifiche gerarchie) e testimonianze storiche.
        La scuola, nella costituita laicità di convincimenti e consuetudini, e nel preponderante compito EUCATIVO E FORMATIVO delle sue funzioni, deve pervenire a formale, civile e rispettosa concordanza di tutto quanto, pur nell’autonoma organizzazione d’ogni struttura, può e deve essere attuato.

  2. GESU’ si e’ fatto bambino, cosa e’ piu’ bello della “pulizia” mentale di un bambino? la fiducia nei “grandi”, lo aiuteranno a crescere,lo proteggeranno,lo ameranno.—–questo pensa un bambino e questa fiducia gli permette di avere gli occhi puliti, vedere le bellezze che DIO ha creato per tutti noi che sono nel mondo.——-Preghiamo di comprendere questo non solo con la mente, di essere attivi affinche’ OGNI bambino abbia questo, non venga tradito dai “GRANDI”.—IN PRIMA PERSONA.——
    Ivana Barbonetti

  3. La nascita di Gesù ci porta la bella notiizia che siamo amati singolarmente e immensamente da Dio.
    Con la certezza che ci farà conoscere e ci donerà questo amore in questo Anno Santo della Misericordia.

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