Riflessioni di Papa Francesco

Le Beatitudini sono la strada di vita che il Signore ci indica

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa della Santità, Papa Francesco, durante la omelia nella Santa Messa celebrata in chiusura del Viaggio Apostolico in Svezia, ha ricordato come le beatitudini siano “il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all’anima ed ha la sua sorgente nell’amore di Dio“.

Proprio la contemplazione dei Santi, e delle loro vita, infatti, ci permette di vedere una caratteristica comune di tutti loro: essi “sono veramente felici“. “Perciò i santi sono chiamati beati“, ha proseguito il Vescovo di Roma, “Le Beatitudini sono la strada di vita che il Signore ci indica, perché possiamo seguire le sue orme“e così giungere alla vera felicità.

Al contempo, la festa di oggi ci ricorda anche che la santità “a volte, non si manifesta in grandi opere o in successi straordinari“, ha proseguito Papa Francesco. La santità è “vivere fedelmente e quotidianamente le esigenze del battesimo“; la santità è “amore per Dio e per i fratelli. Amore fedele fino a dimenticarsi di sé stesso e a darsi totalmente agli altri, come la vita di quelle madri e quei padri che si sacrificano per le loro famiglie sapendo rinunciare volentieri, benché non sia sempre facile, a tante cose, a tanti progetti o programmi personali“.

Un terzo elemento, che sempre emerge dalla contemplazione dei santi, è che “ottengono dei cambiamenti grazie alla mitezza del cuore“. Non a caso, infatti, “Gesù dice di sé stesso: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). – ha ricordato bergoglio – La mitezza è un modo di essere e di vivere che ci avvicina a Gesù e ci fa essere uniti tra di noi; fa sì che lasciamo da parte tutto ciò che ci divide e ci oppone, e che cerchiamo modi sempre nuovi per progredire sulla via dell’unità“.

Le Beatitudini sono in qualche modo la carta d’identità del cristiano, che lo identifica come seguace di Gesù“, ha dunque concluso Papa Francesco, “Siamo chiamati ad essere beati, seguaci di Gesù, affrontando i dolori e le angosce del nostro tempo con lo spirito e l’amore di Gesù. In tal senso, potremmo indicare nuove situazioni per viverle con spirito rinnovato e sempre attuale: beati coloro che sopportano con fede i mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano; beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani… Tutti costoro sono portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno da Lui la ricompensa meritata“.

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3 pensieri su “Le Beatitudini sono la strada di vita che il Signore ci indica

  1. SIGNORE DI BENEDICO PER IL DONO DELLA VITA TI BENEDICO PER IL CREATO TI BENEDICO PER I DONI IMMENSI CHE HI DATO AD OGNUNO DI NOI TI BENEDICO PER QUELLI CHE NON TI CONOSCONO TI BENEDICO PER IL DONO GRATUITO DEL TUO AMORE

  2. Buenos días, Padre :

    Amén, Gracias. Me siento muy bien leyendo sus reflexiones. Muchas gracias.

    Bienaventurado aquél que se arodilla ante la grandeza del Señor y se maravilla ante ella. Dios lo alzará a su gloria divina, eterna como su ser.

    Como dicen por ahí :

    ” NADIE DERRUMBA A QUIEN DIOS LEVANTA ,
    NADIE DERROTA A QUIEN DIOS PROTEGE,
    NADIE MALDICE A QUIEN DIOS BENDICE,
    NADIE AVERGUENZA A QUIEN DIOS RESPALDA ”

    Y esto es una verdad irrefutable : Si la mano de Dios está en tu camino , no habrá nada, ni nadie que pueda parar tu destino.

    Lo afirmo. Soy Testiga : Celia Iniesta

    Sentir que estamos en el camino correcto , eso es perfecto, y motivo de alegría y celebración.

    Esperemos milagros porque existen.

    Buen día.

  3. Beh! spero che il Papa parli di una proiezione futura quando dice felicità dei Santi. Il dolore pervade l’umanità, il dibattersi tra Fede e dubbio mina la serafica serenità che ritengo ben altra cosa che non la felicità (accettazione con la prospettiva futura di ricongiungerci a Dio insieme al resto dell’umanità).
    L’impossibilità di penetrare i disegni divini, non credo produca felicità, soprattutto quando esiste una umanità innocente martoriata dalla nascita che non può godere della Libertà e della libertà di scegliere il proprio destino (si ha la sensazione che la Fede e la Santità per questi siano un lusso…).
    Non amo quelli che definisco i santi idioti, i ricercatori di croci, che spesso sono celebrati dalla chiesa per i martirii, le sofferenze patite (…spesso l’idiota poi, con scarsissima umiltà e comprensione della passione e morte di Cristo, vuole assommare o aggiungere o chissà che, a quel misteriosissimo evento della Croce: il caricarsi del Male universale e atemporale, farsi perdere e scofiggere da esso, immenso atto di Amore incomprensibile nella sua portata, negarsi alla divinità, sprofondare l’ “Io sono” nel non esistere per prendere tutti a sè e riportarci nella prospettiva della condivisione divina, non è roba che alcun umano compreso la Madonna può partecipare, questa è la mia convinzione…): ricordo che gli accidenti (…non cercati…) colpiscono volenti o nolenti tutta l’umanità, spesso senza il conforto della Fede. Qui cascano gli asini da altare quelli che non hanno ben chiaro che poter godere di quel tesoro che si chiama Fede, che abbiamo trovato e che abbiamo voluto per noi in totale Libertà può costringerci a “qualche” malanno o accidente per averlo e tenerlo. Il che non deve farci sentire troppo eroici anzi per niente. Il buio interiore questo è il vero martirio, la disperazione, non avere prospettiva nell’eternità, non poter “litigare” in ogni momento con un Padre misericordioso…: nel DNA cristiano, l’unico caso in cui lo si sceglie, esiste il martirio, la accettazione della croce o la partecipazione alla croce degli altri, senza meriti e senza farsene farisaico merito:”…servi inutili…”. Quindi le beatitudini ci soccorrono, ancora meglio, devono soccorrere colui che è nella prova, che sta provando la propria Fede nella fatica e nel dolore, colui che si sente oppresso da un peso eccessivo assai poco “felice”. Mi si perdoni per la virulenza, ma da ormai vecchio mediocre cattolico, mi sono aperto ad un disinibito approccio alla Fede in cui non trovo alcuna santità in tanta santità santificata e spesso autocertificata, autoreferenziale troppo convinta di avere il primato della sofferenza ed il merito del Premio: basta affacciarsi al mondo per vedere la sofferenza…che è assai poco felicite

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