Riflessioni di Papa Francesco

Gli Istituti Religiosi siano avamposti dell’attenzione ai poveri e alle miserie

Papa Francesco nel proprio messaggio agli Economi e alle Econome generali di oltre cinquecento Istituti di Vita consacrata, riuniti in Simposio in questi giorni, ha scritto che “non serve una povertà teorica, ma la povertà che si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini“. Prosegue dunque l’opera del Pontefice verso una Chiesa che vede al centro della sua missione l’aiuto ai poveri, ai deboli, ai bisognosi.

Infatti Bergoglio ha chiarito che “occorre vigilare attentamente affinché i beni degli Istituti siano amministrati con oculatezza e trasparenza” con una ottica di tutela dei beni stessi. Però tale tutela non deve essere fine a se stessa, non deve essere un puro “evitare sprechi“: per fare “buon uso delle risorse” bisogna prestare, come dice il Vangelo stesso, “attenzione a tutti i poveri e a tutte le miserie, materiali, morali e spirituali, come superamento di ogni egoismo“.

Papa Francesco parla, nel suo messaggio, di quella povertà alla quale ogni membro della chiesa deve guardare: una povertà materiale che si traduce in uno stile di vita modesto e una “povertà amorosa” che si traduce in “solidarietà, condivisione e carità” e che permette di non cadere schiavi di quegli “idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita“.

Il Papa propone quindi una nuova sfida agli Istituti di Vita consacrata e alle Società di vita apostolica: reagire a questa “economia dell’esclusione e dell”inequità” facendosi più vicini “alla precarietà in cui vive la maggior parte delle donne e degli uomini del nostro tempo“.

Infatti “di fronte alle fragilità spirituali e morali di tante persone, in particolare i giovani – ha continuato il Vescovo di Roma – come comunità cristiana ci sentiamo interpellati“: proprio per questo gli Istituti Religiosi  “possono e devono essere soggetti protagonisti e attivi –  ha quindi concluso il Santo Padre – nel vivere e testimoniare che il principio di gratuità e la logica del dono trovano il loro posto nell’attività economica“.

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