Riflessioni di Papa Francesco

Papa in Perù: l’amore per il prossimo contro ogni indifferenza

«Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Queste erano le parole del Signore a Giona invitandolo ad andare in quella grande città piena mali. E anche Gesù si incamminò verso la Galilea per predicare la sua buona notizia. Il Signore si mette in cammino: va a Ninive, in Galilea e altre città. Si mette in movimento per entrare nella nostra storia personale. Lo abbiamo celebrato da poco: è l’Emmanuele che è sempre con noi dovunque stai vivendo, nella vita quotidiana del lavoro, nell’educazione dei figli, piena di speranza, tra le tue aspirazioni e i tuoi impegni; nell’intimità della casa e nel rumore assordante delle nostre strade.

Certe volte può succederci lo stesso che a Giona. A volte abbiamo la tentazione di fuggire, di nasconderci, di defilarci dalle ingiustizie, dal dolore. Guardando la città potremmo cominciare a constatare che ci sono «ci sono cittadini che ottengono i mezzi adeguati per lo sviluppo della vita personale e familiare, e questo ci rallegra; però sono moltissimi i “non cittadini”, i “cittadini a metà” o gli “avanzi urbani”» che stanno ai bordi delle nostre strade senza condizioni necessarie per condurre una vita dignitosa, e fa male constatare che molte volte tra questi “avanzi umani” si trovano i volti di tanti bambini e adolescenti. Si trova il volto del futuro.

E vedendo queste cose nelle nostre città, finisce per provocare quella che potremmo chiamare la sindrome di Giona: uno spazio di fuga e di sfiducia. Uno spazio per l’indifferenza che ci fa diventare esseri impersonali dal cuore asettico, e con questo atteggiamento facciamo male all’anima del popolo. Come ci faceva notare Benedetto XVI, «la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel suo rapporto con la sofferenza e col sofferente. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana».

Quando arrestarono Giovanni [il Battista], Gesù si recò in Galilea a predicare il Vangelo di Dio. A differenza di Giona, Gesù, di fronte a un avvenimento doloroso e ingiusto come fu l’arresto di Giovanni, entra nella città, entra in Galilea e comincia a seminare quello che sarebbe stato l’inizio della più grande speranza: il Regno di Dio è vicino, Dio è in mezzo a noi. E il Vangelo stesso ci mostra la gioia e l’effetto a catena che questo produce: cominciò con Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni (cfr Mc 1,14-20) e, a partire da allora, passando per Santa Rosa da Lima, San Toribio, San Martino de Porres, San Giovanni Macías, San Francesco Solano, è giunto fino a noi annunciato dalla nube di testimoni che hanno creduto in Lui.

Gesù ha chiamato i suoi discepoli a vivere nell’oggi l’amore per Dio e per il prossimo suscitando la tenerezza e l’amore misericordioso. Li invita a creare nuovi legami, nuove alleanze portatrici di eternità.

Gesù percorre la città; lo fa con i suoi discepoli e comincia a vedere, ad ascoltare, a fare attenzione a coloro che avevano ceduto sotto il manto dell’indifferenza li invita a percorrere la città, ma cambia loro il ritmo, insegna a guardare ciò a cui fino ad ora passavano sopra, indica nuove urgenze. Convertitevi, dice loro, il Regno dei Cieli è incontrare in Gesù Dio che mescola la sua vita con la vita del suo popolo, si coinvolge e coinvolge altri perché non abbiano paura di fare di questa storia una storia di salvezza.

Gesù continua a camminare per le nostre strade, come ieri continua a bussare alle porte, a bussare ai cuori per riaccendere la speranza e gli aneliti: che il degrado sia superato dalla fraternità, l’ingiustizia vinta dalla solidarietà e la violenza spenta con le armi della pace.

Gesù continua a chiamare e vuole ungerci col suo Spirito perché anche noi andiamo a ungere con quella unzione capace di guarire la speranza ferita e rinnovare il nostro sguardo.

Gesù continua a camminare e risveglia la speranza che ci libera da rapporti vuoti e da analisi impersonali e ci chiama a coinvolgerci come fermenti lì dove siamo, dove ci è dato di vivere, in quell’angolino di tutti i giorni.

Dio non si stanca e non si stancherà di camminare per raggiungere i suoi figli. Ciascuno dei suoi figli. Come accenderemo la speranza se mancano profeti? Come affronteremo il futuro se ci manca l’unità? Come arriverà Gesù in tanti posti, se mancano audaci e validi testimoni?

Oggi il Signore ti chiama a percorrere con Lui la città,ti invita a camminare con Lui la tua città. Ti chiama ad essere suo discepolo missionario, e così a diventare partecipe di quel grande sussurro che vuole continuare a risuonare in ogni angolo della nostra vita: Rallegrati, il Signore è con te!

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2 pensieri su “Papa in Perù: l’amore per il prossimo contro ogni indifferenza

  1. Dovremmo capire che TUTTI proprio TUTTI Gesu’ chiama, secondo le nostre potenzialita’. Il SUO REGNO si manifesta dentro il nostro cuore se si apre e GLI dice SI, si a amare, aiutare concretamente chi ha bisogno di aiuto, senza “paletti” generati dal nostro “IO”, dal “dopo”, come ho tempo!
    Li c’e’ DIO e il SUO REGNO, UN CUORE CHE SI APRE A AMARE, con parole e azioni, TUTTI proprio TUTTI———-Ivana Barbonetti

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