Riflessioni di Papa Francesco

Esercizi spirituali in preparazione alla Pasqua del Papa

anche quest’anno Papa Francesco, assieme alla curia romana, si è recato ad Ariccia per gli esercizi spirituali in preparazione alla Pasqua 2015: il tema delle meditazioni di quest’anno, tenute dal padre carmelitano Bruno Secondin, è “Servitori e profeti del Dio vivente“.

Gli esercizi spiriturali seguiranno la vita del profeta Elia, la quale verrà meditata non come una cronologia di eventi ma dal punto di vista pastorale: il Pontefice, assieme agli altri cardinali della Curia rifletteranno così, per mezzo del Profeta Elia stesso, sull’autenticità della fede.

Giorno dopo giorno i temi trattati saranno “ritornare alle radici“, “dire no all’ambiguità“, “dagli idoli vani alla pietà vera“, “dalla fuga al pellegrinaggio” giungendo così a superare l’angoscia per inoltrarsi verso la vita, come successe a Elia.

In particolare nella giornata di oggi, lunedì 23 febbraio 2015, la prima meditazione degli esercizi spirituali di Papa Francesco è stata centrata sul tema «Vai verso Oriente, nasconditi: ritornare alle radici». Don Bruno Secondin ha segnalato come la Parola di Dio ci inviti a metterci “scuola della misericordia“, come fece Elia stesso, e sul suo esempio condurre una “vita di periferia“.

In Elia, che proviene da una zona periferica, con una religiosità tradizionale e minore benessere, nasce rabbia dalla constatazione della depravazione religiosa e sociale creata dall’evoluzione economica e scientifica di Israele che aveva portato con sé nuovi dei che finiscono per frastornare il popolo.

Dio, però, in vece di lasciare che Elia diventi preda della rabbia, gli ordina di prendere le distanze, andare controcorrente, vivere la solitudine per purificarsi e così ritrovare le proprie radici: ovvero le ragioni della propria fedeltà.

L’esperienza di Elia ci insegna dunque l’importanza dell’obbedienza a Dio, obbedienza che è un affidarsi a Dio, senza cercare di far precipitare le cose puntando al risultato immediato.

Così, anche noi, dobbiamo domandarci, ha dunque detto padre Secondin in chiusura della propria meditazione:

Ho perso la pazienza in qualche momento? Ho parlato chiaro o dietro le quinte, mormorando e alimentando le chiacchiere? Abbraccio una sobrietà sana e serena, fatta di risorse semplici? Oppure mi faccio tentare dallo sperpero nella vita che conduco, nelle cose di cui mi circondo, nel modo di vestire? Conservo la gioia e la freschezza del primo amore o si è sbiadito tutto? Conosco la vita della periferia o mi piace stare al centro di attenzioni e onori? Ho fiducia nella Provvidenza o sono fanatico della programmazione e del risultato? 

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