Riflessioni di Papa Francesco

Serve un nuovo modello economico basato sul bene comune

Molti gli appuntamenti di Papa Francesco durante la , nel corso della quale ha anche venerato la Santa Sindone: la visita è iniziata con un , nel corso del quale Bergoglio ha ascoltato la testimonianza di un imprenditore, di un agricoltore e di una operaia ed ha ribadito come, per superare la crisi, serva un nuovo modello economico basato su un patto sociale e non sulla produttività.

È stata questa l’occasione per ribadire come i cristiani debbano opporsi all’economia dello scarto, alla corruzione, all’idolatria del denaro, all’iniquità che genera violenza e a questi mali dell’economia moderna si debba reagire con un patto sociale e generazionale per un lavoro a misura dell’uomo.

«Quello che non produce si esclude a modo di “usa e getta”.» ha detto il Vescovo di Roma, e così scartiamo «i bambini (natalità zero!)», scartiamo «gli anziani» e la realtà e i numeri di questi giorni ci dimostrano che scartiamo anche «i giovani (più del 40% di giovani disoccupati)! ».

«In questa situazione, che non è solo torinese, italiana, è globale e complessa, non si può solo aspettare la “ripresa” – “aspettiamo la ripresa…” –», ha espresso il Papa, poiché una ripresa, con l’attuale modello economico non risolverebbe il problema.

Serve un nuovo modello economico, «che non sia organizzato in funzione del capitale e della produzione ma piuttosto in funzione del bene comune», solo così si potranno appianare le diseguaglianze sociali.

Successivamente, a Piedi, il Santo Padre si è recato in Cattedrale per venerare la Sacra Sindone, dove ha trascorso alcuni minuti in preghiera: «la Sindone attira verso il volto e il corpo martoriato di Gesù – dirà successivamente durante l’Angelus – e, nello stesso tempo, spinge verso il volto di ogni persona sofferente e ingiustamente perseguitata. Ci spinge nella stessa direzione del dono di amore di Gesù».

All’uscita dal Duomo di Torino, è stata la città stessa a trasformarsi in un vero e proprio Duomo a cielo aperto: oltre 100.000 persone hanno infatti partecipato alla .

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7 pensieri su “Serve un nuovo modello economico basato sul bene comune

  1. Santo Padre, sappiamo che il capitalimo quello vero, quello onesto è stato inventato dai cattolici italiani. Le banche, le assicurazioni, l’economia di mercato è nato ed è stato sviluppato nell’Italia dei comuni e delle repubbliche marinare. I profitti sono stati giustificati dalla Chiesa del tempo purché fossero investiti in opere di carità e così è stato: il capitalismo cattolico dei privati e della Chiesa ha usato i profiitti per finanziare le abbazie, le cattedrali, i conventi, gli ospedali, i monasteri, le chiese, i duomi, i palazzi pubblici, i palazzi comunali e le opere d’arte che sono sparse in tutta Italia e che costituiscono il 95% dello scibile umano. In quel periodo i capitalisti italiani facevano una vita modesta, avevano una casa cone le finestre senza vetri o senza tende, avevano un mobile senza niente dentro, avevano un caminetto spento e un vestito a testa per tutta la famiglia… mi pare di aver letto… quindi non sono contrario al lavoro che serve per generare il capitale, quando gli utili sono usati per aiutare le persone che sono in difficoltà. L’azienda stessa aiuta gli operai e gli impiegati a vivere, aiuta i fornitori, i clienti, aiuta l’economia, aiuta lo stato e gli imprenditori stessi che non hanno tregua e non si fermano un attimo. Non tutto il capitalimo è cattivo, come non tutto il rinascimento è cattivo.

    1. Credo che il problema vero non sia legato al sistema economico in quanto tale, ma al fatto che da qualche tempo, ormai troppo nella nostra società, prevalgono gli interessi personali in contrapposizione al bene comune, addirittura nell’amministrazione della cosa pubblica. In estrema sintesi, parlando del capitalismo, basterebbe passare da un capitalismo prettamente finanziario ad un capitalismo di tipo solidale, nel quale il profitto, attraverso tasse eque divenga un “utile” anche per la società nella quale viviamo. Nella Chiesa e nella Repubblica, quello che si ha lo si dovrebbe condividere almeno con quelli verso i quali si ha un dovere. Signor Matteo, non tutto è cattivo e se solo si riuscisse a vivere senza egoismi e prevaricazioni…

  2. DIO TI BENEDICA SANTO PADRE FRANCESCO. LO SPIRITO SANTO ILLUMINI LE MENTI, I CUORI, FACCIA COMPRENDERE LA CONSEQUENZIALITA’ DELLE AZIONI ,, ALTRIMENTI SONO VUOTE, ANCHE SE SANE, PAROLE. Grazie. Ivana Barbonetti

    1. Buona Giornata
      Grazie per avermi scritto e non so se sto rispondendo in modo corretto, comunque, quanto scritto dalla signora Ivana Barbonetti è bellissimo e la speranza è che davvero lo Spirito Santo ci illumini tutti. Infatti, tra il dire ed il fare c’è una bella differenza, che purtroppo nella realtà è meno evidente nelle cose negative. La vita è bella e le difficoltà sono più facili da superare se si ha fede, quindi speranza in un futuro migliore che fa rima con Amore (quel qualcosa che non si può vendere o comprare ed è antitetico all’egoismo) per gli altri. A presto, se Dio vorrà, e carissimi saluti. Mario Cossu

  3. da Torino abbiamo ricevuto una comunicazione corretta, un Papa felice delle sue origini che affronta la globalizzazione con la fede e che richiama tutti a riflettere su un nuovo modello economico, sono d’accordo serve un nuovo patto sociale, ma attenzione serve anche una nuova classe di giornalisti, di comunicatori, gli attuali media, quasi tutti sono al servizio del DIO denaro.
    propongo un patto anche con WEIBO-CINA
    600 milioni di contatti online, mai censurata neanche quando parlo del Papa o del Dalai Lama
    attualmente invitata a commentare i viaggi ed i progetti sociale del Presidente Xi Jinping – molto in linea con quelli di Papa Francesco.

  4. Carissimo Papa Francesco
    Ringrazio Dio per averci donato un Papa che ci fa riflettere quotidianamente sui veri valori della vita, non solo cristiana. A mio parere, un passo importante sarebbe quello di comprendere che bisogna lavorare per vivere meglio e non vivere solamente per lavorare. Bisogna, inoltre, ben distinguere la produzione dalla produttività; le produzioni stimolano al lavoro ed il lavoro; mentre la produttività, non gestita correttamente sia nel pubblico sia nel privato, crea quelle condizioni di conflittualità e diseguaglianza, che vanno a discapito dei lavoratori e, quindi, peggiorano drammaticamente la percentuale dei disoccupati e, sempre più spesso, la qualità del lavoro. Concordo perfettamente sul fatto che l’attuale modello economico, di tipo prettamente finanziario, non aiuta a risolvere i veri problemi dell’umanità. Grazie e spero a presto, distinti saluti.
    Mario Cossu

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